la sponda orientale del lago d’Idro

Questa sponda non è percorsa da una strada, se non nella metà meridionale, da Idro a Vesta. Dopo questo piccolo centro turistico, ben tre sentieri, a vari livelli, permettono il collegamento con Baitoni, al primo tornante della strada per Bondone.

A Sud, una corona di modeste cime chiude lo specchio d’acqua: da Ovest ad Est, cima Antegolo (743m), cima Valledrane (831m), con l’omonimo Forte, monte Curma (882m), monte Bastia (938m) el il monte Procace (1009m).

Dall’abitato di Idro (250m) sale la strada a Capovalle (937m). A Sud di questa località troviamo, da sinistra, cima Fobbia (112m), monte Manos (1517m) e monte Carzen (1508m). A Nord, il monte Stino (1466m), si affaccia sul lago, a Sud-Est di Vesta. A Nord dello Stino, tra la bocca di Cocca (1328m) e la bocca di Valle (1398m), la breve ma selvaggia catena formata dal Bezplel (1512m) e dal monte Cingla (1669m). Più in basso, verso il lago, il monte Calva (1194m) separa la località di Vesta da Bondone e Baitoni.

1) alla Bocca di Cocca (1328m) da Vesta, con GPS. Questo valico divide il monte Stino dal gruppo, più erto e selvaggio, Bezplel-Cingla. Rappresenta lo sbocco della vallecola di Piombino, che cade da Est su Vesta, stretta sul fondo, ma amplissima alla sua testata. Vesta è una piccola località turistica, che sorge sull’estuario detritico del torrente Piombino, al centro delle sponda orientale del lago. Alla Pieve vecchia di Idro si prende la strada per Capovalle, che, dopo circa un km, si abbandona sulla sinistra per Ventone e poi Vesta. Una comoda strada asfaltata a bordo dell’acqua porta alla località, dove, dopo una breve risalita, si parcheggia di fronte ad un folto gruppo di indicazioni (1374m). Si prende il sentiero della Calva, che parte assieme a quelli dei tralicci e dei contrabbandieri, che si abbandonano sulla dx dopo circa duecento metri. Il sentiero sale comodamente, con bei tornanti e pochi tratti erti, fino ai fienili Berard (1000m), dove si gira brevemente a sinistra per raggiungere la strada carrozzabile che sale da Bondone. Questa ci porta al Cingolo Rosso (1100m), uno stretto istmo che congiunge il monte Calva (1194m) al Bezplel (1512m), separando la valle di Piombino da quella delle Freole, di Bondone. La strada, chiaramente militare (qui passava il confine, e le fortificazioni che troviamo erano l’analogo di quelle di Anfo-Censo) ci porta fino alle pendici del Bezplel, dove divien sentiero. Troviamo quasi subito una deviazione per il Cingla (difficile!), a sn, mentre il nostro percorso attraversa le rocciose pendici del Bezplel, con qualche tratto appena appena esposto, ma sempre sicuro. Superato il tratto più a picco, ancora un lungo aggiramento della testata di valle, fino ad un incrocio con un sentiero che sale dalla malga Piombino. Qui si gira all’indietro, a sn, e si sale in breve alla Bocca. Sopra di questa, seguendo per pochi metri il percorso per Bocca di Valle (indicato come percorso storico) e prendendo subito a sn, all’indietro, belle trincee e grotte fortificate, visitabili in sicurezza (corda metallica). Per il ritorno conviene rifare quello di andata, mentre noi, seguendo una traccia nella neve, abbiamo preso per la malga Piombino (1100m), verso dx all’incrocio sottostante. Giunti appena sopra la malga, le tracce non hanno seguito il percorso (credo selvaggio) della valle, ma hanno proseguito risalendo per ben duecento metri e aggirando la testata di innumeri valloncelli, con passaggetti infidi, fino a congiungersi con il bel sentiero che scende dal monte Stino, e che ci riporta  a valle con innumerevoli brevi tornanti, tra Paröle e Vesta. Poco prima della strada asfaltata, si prende a destra per la via dei Forti, che ci riporta a Vesta in breve, rimanendo nel bosco.

2) sul monte Stino (1466m) e dintorni da Moerna, con GPS. Il monte Stino è un vasto altopiano prativo, a Nord di Capovalle, sormontato da un cocuzzolo boscoso, tutto percorso da innumerevoli trincee, ricordo dell’inizio della Grande Guerra 1915-1918 (il Fronte poi passò subito più a Nord, nella val d’Ampola e di Ledro). Appena sotto, a Sud della vetta, un bel rifugio raggiungibile in automobile. Noi, però, abbiamo preferito un percorso ad anello, con allegato giro di esplorazione a Nord della bocca di Cocca, verso il Bezplel e la bocca di Valle, meta di prossime gite (inshallah). Da Idro si sale a Capovalle e da qui si prende la strada alta per Moerna, una delle cinque frazioni del comune sparso di Valvestino. Qui giunti si parcheggia sotto il bel cimiterino (1000m), e si prende la strada indicata per la Bocca di Cocca e monte Stino. Dopo circa 2 km si giunge ad un bel bivio (1180m), dove a sn si prosegue per il rif.Stino e omonimo monte, a destra per la Bocca di Cocca. Noi prendiamo a dx, lasciando l’altra strada per il ritorno. Giunti a Bocca di Cocca (1328m), troviamo, appena prima del passo, la deviazione a sn per lo Stino, ma noi proseguiamo in esplorazione per il sentiero per Bocca di Valle (percorso storico). Evitiamo di salire subito alle trincee sopra la Bocca (cosa che faremo al ritorno) e proseguiamo per il sentiero per Bocca di Valle, che aggira il gruppo Bezplel-Cingla sulla destra. Dopo poche centinaia di metri troviamo un bel sentiero che sale sulla sinistra, senza alcuna indicazione, nè segno veruno. E’ un peccato, perchè è un sentiero molto ben tracciato e ben tenuto che porta ad un goletto sovrastante e si addentra sul versante Ovest del monte, salendo verso il Bezplel, tra resti di trincee e postazioni, anche se con una certa esposizione, mai troppo pericolosa. Lo seguiamo fino ad un cocuzzolo a 1410m, dove il sentiero inizia a scendere verso un valico, dopo il quale lo si vede risalire (immagino verso il Bezplel). Qui però torniamo indietro, anche per l’ignoranza del tracciato, che non sappiamo dove ci porterà (troviamo poi in Internet una descrizione di quel percorso, che sale effettivamente al Bezplel). Tornati sul sentiero basso, lo seguiamo per un breve tratto, dove inizia a scendere con due tornanti. Qui, per evitare la risalita (ahi pigrizia!), torniamo indietro alla Cocca. Dopo una breve visita alle belle trincee e gallerie sovrastanti (vedi immagini al servizio precedente), scendiamo per pochi metri sulla strada e prendiamo a sn la deviazione indicata Stino- fortificazioni XIX sec. La strada parte larga, ma è solo una illusione. Al roccolo sovrastante divien sentiero che, dopo un breve traversone a sn, prende il costone Nord dello Stino e risale (per noi nella neve non battuta) fino alla sommità, incrociando varie trincee e gallerie. Qui si ridiscende un tratto, per risalire dall’altra parte nel bosco e portarsi in breve negli ampli prati della vetta. Qui si gira  destra e si punta all’evidente cocuzzolo sommitale, dove si sale scavalcando numerose trincee trasversali e giungendo alla vetta, boscosa e quindi quasi cieca. Si scende verso Sud al rifugio sottostante, dove si prende la strada asfaltata che vi porterebbe a Capovalle, se non faceste attenzione alla deviazione a sn ad un tornante destrorso scendendo (1200m circa), che, dopo una breve risalita, vi riporta al bivio di stamane e quindi al paesino di partenza.

Vedi anche alla Bocca di Cocca e monte Stino

3) sotto il Cingla da Bocca a Bocca, con GPS. Sotto il gruppo Bezplel – Cingla, dalla parte Valvestino (Sud-Est), corre, tra Bocca di Cocca (1328m) e Bocca di Valle (1398m) un lungo percorso (sent.CAI 75), in origine largo come una mulattiera, oggi, specie nella seconda parte, ridotto a sentiero, che taglia le aspre pareti delle cime sovrastanti. Di chiara origine militare, il sentiero supera su cenge erbose e tratti scavati nella roccia balze e costoni che precipitano ben sotto di esso. Ma anche se per molti tratti molto esposto, il percorso è sempre sicuro, perché molto ben tracciato e tenuto. Il punto di partenza ideale per un giro ad anello è la frazione di Persone (900m), che si raggiunge due km a Nord di Moerna. (Altro punto di partenza potrebbe essere Bondone, dall’altra parte della catena montuosa). A Persone si lascia il mezzo sul comodo parcheggio rialzato, dietro il paese, e si torna indietro per meno di cento metri sulla strada per Moerna, fino ad una santella dove parte il sentiero, indicato Pozze di PersoneBocca di Cocca. Il sentiero gira subito a sinistra, alzandosi per una scaletta con ringhiera, e si dirige verso Moerna; ma dopo circa mezzo km, a una decina di metri dal percorso sulla destra, su di un faggio una freccia indica la deviazione “Scorciatoia per Bocca di Cocca“. Credo che altrimenti si vada fino alle Pozze e poi si salga da lì. Comunque la scorciatoia non ha altre indicazioni, ma si segue bene ugualmente: inizialmente è una comoda mulattiera che sale a sn del vallone. Poi entra nel solco e segue il vallone che sale senza grande pendenza verso la Bocca. Alla fine, un sentierino esce sulla sinistra e raggiunge la strada poco prima della Bocca di Cocca. Qui si prende il “Percorso strorico n.3” per Bocca di Valle, non prestando fede alle indicazioni che indicano, per lo stesso percorso, il tempo di 1 ora, 1,5 e 2 ore. Noi ne abbiamo impiegate 2,45 (ma c’era neve sul percorso, il chè non induce a correre, e poi non è un percorso da fare di corsa, nè a passo svelto). Dopo circa 200m si trova la prima deviazione a sn, non indicata, per il Bezplel-Cingla. Ne avevamo seguito un tratto nella gita allo Stino, qui sopra descritta. Oggi abbiamo proseguito fino alla seconda deviazione, un km più avanti, dopo una discesa e risalita con tornanti. Abbiamo provato a salire un tratto, per incontrare il primo percorso, ad un goletto che si affaccia sul lago. Vi si incontrano di seguito una presa d’acqua ed i ruderi di un baitello, presso un faggio gigantesco. Poi il sentiero prosegue ben tracciato e segnato, fino al goletto. Da qui si può proseguire per cresta o per sentiero, che sale sulla destra. Siamo saliti ancora brevemente, in esplorazione verso il Bezplel, per poi ridiscendere al percorso meta della giornata. Lasciamo il Bezplel ( o forse il Cingla) per un’altra volta. Il percorso storico è lungo e variato, molto bello e interessante. Alla fine passa sopra le baite di Messane e gira a sn verso Bocca di Valle, che abbiamo raggiunta nella neve. Il percorso di discesa per Messane (una distesa di prati con baite sparse, a circa 1000m) è una comoda mulattiera a tornanti. Da Messane a Persone si scende su strada asfaltata, trovando anche un fontanino, dopo la presa dell’acquedotto. Caffè alla trattoria storica in centro al borghetto.

4) monte Croce di Perlé (1032m), con GPS. Da Idro si prende la strada per Capovalle ma dopo poche centinaia di metri, superato il bivio per Crone-Vantone, in località Ravaoss (via Ravaoss che si stacca sulla dx), alla fermata dello scuolabus (400m) si trovano i cartelli indicatori per la nostra meta e per il sentiero delle cascate. Quest’ultimo è su una deviazione immediatamente a dx, ed è del tutto facoltativo, visto che più in alto si ricongiunge con il sentiero principale, che, invece, sale diritto verso il monte. Poichè si tratta di un sentiero attrezzato, con tratti un poco esposti, ma dotati di corrimano, e di scalette metalliche, è da prendersi solo se siete dotati di piede fermo, occhio d’aquila, zanne di lupo, gambe di cicogna, oppure di normali capacità escursionistiche. Il sentiero è interessante e segue per un tratto il fondo del torrente Neco (chi sa il latino si tocchi…). Alcuni ponticelli vi portano di quà e di là del torrente, mentre scalette metalliche aiutano a superare i salti più erti. Ad un tratto, giunti sotto un salto impressionante, esce sulla sinistra con un traversone diagonale, e, dopo ancora un poco di salita, si ricongiunge con il sentiero principale, a circa 600m. Poi il sentiero prosegue comodo fino alla Gola di Meghè (968m), da dove si stacca un sentierino che porta in breve alla vetta, con bella Croce doppia e ampia vista sul lago. Si ridiscende alla Gola e si prende il sentiero che scende a sn ( a dx si va alla località di Cavacca, dove passa una carrozzabile), e si raggiunge il fienile di Meghé, cento metri sotto. Qui il sentiero prosegue verso Nord, seguendo il crinale che scende verso la Cocca d’Idro (700m), cioè la gola che divide il monte Croce dal monte Crench (778m). Il sentiero è bello quasi tutto, salvo nell’ultimo tratto, dove passa dal lato ovest (lago), dove diviene un poco stretto, con brevi passaggi appena appena esposti. Comunque, dopo poco, torna sul lato est, e si incontra un incrocio, a dx per Vantone, a sn, alto, per Crench. Questa è anche la deviazione per la Cocca, ma, poichè non si capisce, si può anche continuare a scendere sul sentiero segnato, fino ad incrociare una bella stradicciola che (senza alcuna indicazione) vi riporta alla Cocca, girando a sn e salendo (se scendete, finite a Vantone) . Alla Cocca vi è un bel roccolo con un bellissimo prato adatto alla sosta. Il giro completo, qui, prevede la salita al Crench (solo 70m), con discesa alla cima Cochet o cima Pelata (632m), con bella Croce, e poi discesa sul lago sul sentiero a sn (non andare avanti, che comincia la ferrata.). Noi, invece, per pigrizia (e per la tendinite. che non passa), una volta mangiato, siamo discesi dritti dal goletto verso la strada sottostante, che si raggiunge in breve al secondo tornante e che ci riporta a Ravaoss, seguendo le indicazioni del Solina.

5) da Bocca di Valle a Bocca di Cablone, con GPS. Il percorso di cui al punto 3 (Bocca di Cocca – Bocca di Valle) prosegue poi con questo ulteriore tratto, che lo supera in fascino e bellezza. I due percorsi sono accomunati nei cartelli come Percorso storico n.3 della Valvestino, che inizia a Moerna e termina a cima Rest. Ma questo percorso non solo è troppo lungo per persone normali, ma è possibile effettuarlo in un giorno solo se si dispone di due automobili ai punti di partenza ed arrivo. Si aggiunga che i tempi di percorrenza indicati dai cartelli sono del tutto inaffidabili, e troppo corti, perché questi sono percorsi da effettuarsi lentamente, attenti a dove si mettono i piedi, perché un semplice inciampo può essere fatale. Anche se non difficili e mai troppo esposti, hanno sempre una blanda esposizione, sufficiente a garantire una fine sicura ed immediata in caso di caduta.

Pertanto si debbono dividere in due tratte ad anello: la prima che fa capo al borgo di Persone, la seconda al comune di Bondone. 

La Bocca di Valle (1392m) è un punto storico di notevole importanza. Vi sarebbero passati il Barbarossa ed il Papa Alessandro III (https://it.wikipedia.org/wiki/Bocca_di_Valle); inoltre è proprio qui che, prima il botanico Facchini, poi il Leybold hanno visto e nomato la Daphne petraea (secondo me ho visto dove, vedere immagini).

Eppure, a Bondone nessuno sente il bisogno di indicare in qualche modo il percorso così ricco di storia con qualche cartello, o magari freccia tracciata su un sasso: vergogna!

Fu così che all’inizio ho subito sbagliato strada, come testimonia la traccia GPS. Avendo letto che si gira nei pressi di una santella, ho girato alla prima incontrata, mentre dovevo aspettare la seconda: comunque mi son corretto abbastanza in fretta.

Si parcheggia appena fuori Bondone (720m), nei pressi del bel monumento al Carbonaio. Si ridiscende la strada fino al tornante, dove si stacca la via Calva. La si prende e si perdono almeno 50m di quota, fino ad una prima santella, con bella fontana. Si continua sulla strada ancora per due km circa, fino ad una seconda santella (S.Martino), appena prima della quale si stacca sulla sinistra la strada carrareccia che sale verso Bocca di Valle (non indicata in alcuna maniera). La si segue fino ai 1000m di quota, dove si incontra, su un tornante destrorso) un bel picco su cui spicca un gran cespo di Dapne petraea (per cui penso sia quello visto dal Facchini). Qui la strada divien mulattiera e poi sentiero, fino a sbucare alla Bocca di Valle (1382m). Seguendo le indicazioni si prende a sn per Bocca di Cablone (1750m). La mulattiera militare si stringe subito e divien sentiero, abbastanza stretto, ma sempre ben inciso. Sale a tornanti fino ad una bocchetta, dove passa sul versante opposto (Nord-Ovest), per poi ritornare sul lato Est. Perde quota una prima volta, poi risale con bei tornanti un costone boschivo, fino ad un dosso, dove si stacca un sentiero segnato per l’Alpo di Bondone. Non so nulla di tale sentiero, non indicato da nessuno in alcun modo. Noi proseguiamo fino ad una bocchetta a 1600m, dove scendiamo di nuovo per circa 50m verso Valvestino, per attraversare su una larga cengia erbosa il versante Orientale, fino a portarsi sotto le pareti del monte Cortina (1772m), che sembrano impossibili da attraversare. Ma gli alpini e gli zappatori militari hanno scavato un passaggio nella roccia, che non offrirebbe altri problemi se non prevedesse lo scavalcamento di un burrone tramite uno stretto ponticello (tre tronchetti affiancati), a due arcate. Fortunatamente si hanno corrimani di solido fil di ferro, che ne permettono il passaggio anche ai meno temerari. Poi il percorso si fa a poco a poco più facile, fino a tornar larga mulattiera, che ci conduce ad intercettare la strada carrareccia che sale da Magasa alla Bocca di Cablone (1750m), raggiungibile in 10 minuti. Qui abbiamo fatto una deviazione alla vetta del monte Cortina (1772m), che si raggiunge con qualche difficoltà non insuperabile, perchè gli ultimi metri sono ostacolati dai mughi.

Il ritorno per la lunghissima e noiosa strada militare che scende prima all’Alpo di Bondone (breve visita alla Madonna dei sentieri) e poi a Bondone, Chi volesse salire al rifugio Alpo (50m), può scendere a Bondone per sentiero.

6) monte Manos e monte Carzen, con GPS. (1517 e 1507m). Questi due monti sorgono affiancati, ad oriente del lago di’Idro, a Sud di Capovalle e chiudono a Nord la selvaggia valle di Vesta, che sale da Sud-Est a Nord-Ovest, partendo dal ramo meridionale del lago di Valvestino e che, nella parte alta, si apre in una grande conca, fittamente popolata da baite e malghe, che si stende proprio a Sud delle due cime.

Queste due alture erano state fortificate nella Prima Grande Guerra, per costituire lo sbarramento del lago d’Idro, assieme alla linea Anfo-Gatolè-Valcaelli, dall’altra parte del lago, precedute da quelle del Cingla e dello Stino. In particolare, sul Manos vi era, a 1400m, la postazione per due pezzi da 149mm, cui porta tuttora una bella strada militare, e un’altra a 1200m (accessibile per una strada che parte appena sotto la Colonia, verso sn).

Queste fortificazioni, con quelle di Anfocima Ora e Valledrane, furono rese subito inutili dal balzo del nostro fronte nei primi giorni di Guerra, sopra Storo, dovuto al ritiro degli Austriaci dietro la linea Val di FumoVal Daonevalle d’Ampola- e Ledro. A Storo le nostre truppe giunsero calandosi dalla Valvestino attraverso Bondone.

Vi si può accedere da Est, partendo dal minuscolo centro di Bollone (822m), sopra il lago di Valvestino, passando per il passo di Vesta (1357m), e da qui salendo direttamente al Carzen, oppure, come abbiamo fatto noi, partendo dal passo del Cavallino della Fobbia (1090m), punto nodale di varie strade che vi giungono da diverse direzioni.

Noi vi siamo saliti da Vobarno, per la valle dell’Agna, passando da Eno, mentre al ritorno siamo scesi ad Idro passando per Treviso Bresciano. Le strade da Capovalle e da Vestone erano chiuse per ghiaccio (tenerne nota).

Dal passo del Cavallino è possibile, nei mesi estivi, salire in automobile ancora fino a Cocca Veglie (o Cocca bis) (1319m), dove sorge una Colonia estiva, ricavata in una vecchia casermetta della Finanza. Essendo anche questa chiusa per ghiaccio, siamo invece saliti per la mulattiera che parte proprio dal passo, di fronte al Rifugio Cavallino.

Giunti alla Colonia e appena superatala, a destra si vede una bella chiesetta, accanto alla quale passa la strada che porta ai fienili di Vesta di Cima (1287m), appena sotto il passo di Vesta. Girando invece a sinistra si sale per bella strada militare, verso il Manos. Dopo alcuni tornanti, giunti sul costone sovrastante la Colonia, si trova un bivio; a sinistra, per via più stretta, si sale alla postazione dei 149 sotto la vetta del Manos, a destra si va verso il Carzen, aggirando a Sud il Manos (via seguita al ritorno).

Saliti quindi fino alla postazione (numerose piazzole per artiglieria, e edifici di servizio), la strada cessa e si prosegue, verso dx, per bel sentiero fino alla vetta, con bella Croce ed ampio panorama sui monti dell’alta valle Trompia, (Corni di SavalloGuglielmomonte ArioCorna BlaccaCima di PaioCaldolineMeghèDosso AltoDasdanaDosso dei Galli ecc.) ma anche su Blumone ed Adamello.

Dalla vetta si scende per crinale verso il Carzen, per traccia non indicata né segnata. Appena sotto, giunti su una spalletta, si abbandona la linea di cresta e ci si sposta a destra, individuando il sentiero di discesa, che taglia il fianco del monte, stando a Sud del crinale. Da qui si viene depositati sulla strada che abbiamo abbandonato per salire al Manos, che percorre in piano il tratto tra Manos e Carzen (Cocca di Manos), passando a destra della modesta cima Ingorello. Giunti ai piedi della salita per il Carzen, la strada scollina a sn, e la si abbandona superando per passo pedonale uno sbarramento privato. Si passa accanto a bei faggi e altrettanto bei roccoli, salendo per l’ampio dorsale occidentale, che porta dolcemente alla vetta (da questa parte, infatti, il Carzen appare come un’ampia, dolce collina, mentre cade ripido verso Nord.

Giunti in vetta, sormontata da altra Croce, il percorso classico (Solina e Aquile Rampanti docunt) prevede ora la discesa verso Sud, passando per l’anticima, sul passo di Vesta e da qui a Vesta di Cima, per poi rientrare per il percorso che porta direttamente alla Colonia.

Per ignoranza delle strade e dei sentieri (ci siamo documentati dopo), noi siamo ritornati sui nostri passi, attraversando sotto il Manos, fino a riprendere la strada sopra la Colonia.