de inquirenda: il Realismo ingenuo

Il mondo fuori da noi

 

  • La prima certezza derivata

Le sensazioni ci inducono a credere nell’esistenza di qualche cosa che ne sia la causa.

L’atteggiamento mentale che il Windelband chiama “Realismo ingenuo”, e che è l’atteggiamento più comune ed immediato, consiste nel credere che questo qualche cosa esista fuori di noi, sia indipendente da noi e dal pensiero e induca in noi le sensazioni che suscitano nella nostra mente la rappresentazione fedele di ciò che le ha provocate.

 

La convinzione dell’esistenza del mondo esterno non deriva da una certezza immediata (causa di tipo 1), ma da una pretesa necessità logica (causa di tipo 2). Essa infatti serve a giustificare l’esistenza delle nostre sensazioni, di cui abbiamo esperienza diretta.

Il passaggio logico non è però così stringente come sembra. Le sensazioni potrebbero essere causate anche da noi stessi in modo inconscio, come nel sogno.

La giustificazione di tale passaggio non è mai stata formulata in modo assolutamente necessario. Possiamo al proposito citare tre diverse posizioni, che si sono susseguite nell’evoluzione del pensiero.

 

  • La giustificazione di Aristotele

Non è necessario dimostrare tutto. In particolare non è necessario dimostrare quello che, se rifiutato, ci porta a posizioni intrinsecamente contraddittorie o che non possiamo accettare  nella pratica comune.

Aristotele ironizza sullo scettico radicale, che afferma di non essere sicuro di niente:

E perché, al momento buono, quando capiti, non va di filato in un pozzo o in un precipizio, ma se ne guarda bene, come se fosse convinto che il cadervi dentro non sia affatto cosa egualmente non buona e buona?

Aristotele, Metafisica, IV, 1008b, 15, Rusconi, Milano 1998, pp. 159-160.

 

  • La giustificazione di Cartesio

Cartesio tenta un percorso logico più strutturato. Dalla certezza del nostro IO e del nostro Pensiero, rimanendo all’interno del nostro pensiero, giungiamo alla certezza dell’esistenza di Dio. Da questa deriviamo la certezza della verità delle idee chiare e distinte presenti in noi, e quindi di quella di un mondo esterno assolutamente indipendente dal Pensiero: la res extensa, cioè la Materia.

Il pensiero di Cartesio è mirabilmente riassunto da Hegel in queste tre certezze:

  • Il pensare e l’essere del pensante sono puramente e semplicemente inseparabili.
  • La rappresentazione di Dio e l’esistenza di Dio sono altrettanto inseparabili.
  • La coscienza dell’esistenza delle cose esterne è anch’essa immediata

G.F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche, § 76,  Rusconi, Milano 1996, p. 223.

Quest’ultima certezza, aggiunge Hegel, è la meno importante di tutte, perché serve solo a concludere che si tratta di un inganno (ma la conclusione è sua, non di Cartesio).

 

  • La mia opinione

Io do per scontato l’esistenza di una realtà al di fuori di noi, e di altri IO oltre al nostro, perché altrimenti nulla si potrebbe dire di altro sul percorso verso la verità: se essa è raggiungibile, essa lo è attraverso questo passaggio. Accetto perciò la posizione di Aristotele.

D’altro canto, il nostro cammino verso la conoscenza è proprio costituito dal porre ipotesi che riteniamo valide in quanto non vengano smentite e ci servano a spiegare quanto ci appare inspiegabile (anche ed in particolare nel pensiero scientifico)

 

 

La materia

 

  • La Materia come altro dal Pensiero

Cartesio coglie della realtà esterna l’aspetto di essere indipendente dal pensiero, e ne ricava la conclusione che essa sia irriducibile ad esso. La Realtà è quindi composta da Res cogitans (il Pensiero) e Res extensa (la Materia).

La Materia è estensione e movimento e obbedisce solamente alla legge fisica: ogni stato materiale dipende ineluttabilmente dallo stato precedente (e viceversa) in una catena eterna ed ineluttabile!

I diversi atteggiamenti mentali che si possono assumere nei confronti della materia portano a tre grandi divisioni nel concepire il reale:

  • esistono contemporaneamente Spirito e Materia, come due entità irriducibili;
  • esiste solo la Materia, e lo Spirito è solo illusione (epifenomeno);
  • esiste solo lo Spirito, e la Materia ne è una espressione.

 

  • Spirito e Materia

L’esistenza contemporanea di Spirito e Materia porta subito a difficoltà logiche insuperabili: il collegamento tra i due mondi è inspiegabile. La Materia è governata dalla legge fisica secondo principi di necessità ineluttabile: come può lo Spirito agire su di essa? Come possiamo comandare il nostro corpo?

E come da situazioni materiali come quelle del nostro cervello può essere influenzata la nostra autocoscienza, cioè lo Spirito?

Non ci si può spiegare come dalle modificazioni puramente meccaniche del nostro cervello possa risultare variato lo stato del nostro Spirito, né, al contrario, come la nostra Volontà possa far modificare il comportamento di un pezzo di materia, e dare comandi al nostro corpo.

Le soluzioni proposte (armonie prestabilite di vario genere) sono francamente poco credibili ed inutilmente complicate: uno dei due mondi risulta essere un inutile doppione dell’altro.

Bisogna essere abbandonato da tutti gli Dei per immaginarsi che il mondo …esista fuori di noi con assoluta realtà obiettiva, senza alcun concorso da parte nostra, e che dopo, per mezzo delle sensazioni, entri nel nostro cervello dove comincerebbe ad esistere una seconda volta così come esiste fuori di noi!.    Schopenhauer

da G. Reale, Il pensiero occidentale dalle origini ad oggi, La Scuola, Brescia 198810, pp. 170-171.

 

Essendo inspiegabili i collegamenti tra due realtà così diverse (Autocoscienza  e Materia), si giunge ad escludere uno dei due elementi.

 

  • Il Materialismo

Credere nell’esistenza della Materia come qualche cosa di indipendente dal Pensiero e governato dalla legge fisica porta rapidamente ad escludere l’esistenza indipendente dello Spirito.

Lo Spirito è un epifenomeno della materia: il nostro IO è una conseguenza dell’attività cerebrale, ed il cervello è materia, governata dalle leggi fisiche, necessarie ed ineluttabili.

La nostra Volontà non è atto originario, ma conseguenza della attività cerebrale, e quindi illusoria:
noi crediamo di volere quello che il nostro corpo ha già deciso per noi. Il concetto di Libertà della grande tradizione cristiano-occidentale, cioè della possibilità di far sì che una cosa sia o non sia, sia in un modo od in un altro (cioè di essere con-creatori dell’Universo) è sostituita dalla interpretazione di libertà come di (poter) fare quello che si vuole, cioè dell’accordo casuale tra la nostra volontà corporea e la necessità esterna che regola le cose. Comunque non è possibile cambiare di una virgola quello che la necessità della legge fisica ha per l’eternità fissato.

Questa conclusione, per lo più ignorata dal materialismo superficiale della gran parte dei materialisti, fu sempre chiara fin dall’antichità ai primi materialisti: Democrito prima ed Epicuro poi, ed era chiarissimo al pensiero positivista. Diceva Laplace: se si potesse conoscere la posizione ed il movimento di ogni particella dell’Universo in un certo momento, sarebbe possibile calcolare tutto il futuro e tutto il passato!

 

  • Confidenza immotivata!

Malgrado l’esistenza della materia sia una certezza di tipo indiretto, essa assurge, nell’opinione comune, alla massima certezza, superando in questo la invece scarsa confidenza che attribuiamo all’esistenza dello Spirito!

“Stiamo coi piedi per terra! Crediamo a quello che vediamo e tocchiamo!”

Ma quello che vediamo è il nostro Pensiero e la nostra Autocoscienza (quindi il nostro Spirito), mentre la Materia non la vediamo e non la tocchiamo mai!

La nostra Autocoscienza, il nostro Pensiero e la nostra Volontà sono ciò di cui dovremmo essere sommamente certi, visto che ci viviamo assieme tutto il giorno!

Per credere in ciò con cui mai veniamo a contatto, siamo disposti a negare ciò da cui mai possiamo staccarci: noi stessi!

 

 

Critica al concetto di materia

 

  • Contraddizione!

Abbiamo visto che il credere nell’esistenza della materia è una certezza di secondo livello, giustificata cioè da una evidenza precedente, quella del nostro IO, del Pensiero, della Volontà e delle Sensazioni.

Abbiamo anche visto che questa opinione è conseguenza di un atto di Volontà di rompere il circolo dello scetticismo radicale

Questa certezza ci porta però, come abbiamo visto, a negare l’esistenza delle certezze originarie ed immediate che ci hanno portato ad essa. Il nostro IO è un fenomeno illusorio ed ingannatore, la nostra Volontà semplicemente non esiste!

Ma una conclusione di questo genere, che nega le premesse di partenza, è una contraddizione che da sola si evidenzia come falsa.

 

  •  L’errore di Cartesio

Cartesio afferma essere chiara ed evidente per noi l’esistenza di qualche cosa di indipendente dal Pensiero. In realtà è evidente solo l’indipendenza dal nostro pensiero, non dal Pensiero in assoluto!

L’introduzione di una res extensa in contrapposizione alla res cogitans è quindi un atto arbitrario, accettabile solo fintantoché non presenti contraddizioni: in presenza di contraddizioni esso va rifiutato per absurdum.

Vale inoltre il principio del rasoio di Ockam: entia non sunt multiplicanda sine necessitate, ripetuto nella prima regola del buon filosofare di Newton:

Delle cose naturali non devono essere ammesse cause più numerose di quelle che sono vere e bastano a spiegare i fenomeni

 I. Newton, Philosophiae naturalis Principia matematica, Scolio gen., UTET, Torino 1965, p. 603.

 

In parole povere, se la Materia non è necessaria per spiegare la realtà, perché già basta il Pensiero, non si deve introdurre questa entità sconosciuta ed inutile!

 

  • Materialismo e Libertà

Il solo accettare l’esistenza della Materia porta al più rigoroso determinismo, anche nella situazione di accettazione dell’esistenza dello Spirito.

Il ridurre poi la Realtà a sola Materia è esiziale per la possibilità di ogni forma di Libertà che non sia pura illusione, perché si nega la possibilità della stessa Volontà.

La conseguenza di questa posizione dovrebbe essere un’evidente rinuncia ad ogni posizione etica, politica, morale, ad ogni ricerca di progresso e di cambiamento. Se non possiamo agire per libera scelta, nulla può essere fatto che non si farebbe da solo!

Ma la Volontà è un factum della ragione, un dato immediatamente evidente, così come la Libertà è un’aspirazione ineliminabile, oggetto primo ed interno della Volontà stessa.

Accade così che tutte le filosofie materialiste, dopo aver chiaramente predicato nelle loro enunciazioni teoriche la necessità assoluta del divenire, nelle loro enunciazioni pratiche si abbandonino ad ogni genere di dettati e raccomandazioni, e si dilunghino sull’utile e sul giusto.

Marxismo e positivismo, i due grandi materialismi moderni, sono pervasi di istanze e desideri vuoi di rivoluzione, vuoi di progresso scientifico o sociale, assolutamente in contrasto con la posizione teorica di base.

Ogni determinismo (cioè ogni teoria negatrice della libertà reale dell’uomo) è sempre schizofrenico: nega la libertà e subito ci illustra cosa dobbiamo o cosa è meglio fare!

 

  • Il ruolo del cervello

In un’epoca in cui tutti si riempiono la bocca e la penna di invocazioni e celebrazioni della libertà, è dato d’altro canto per scontato il ruolo del cervello nella formazione della nostra Autocoscienza e della nostra Volontà, senza che alcuno trovi nulla da ridire.

Sarebbe bene renderci conto che questa opinione corrisponde alla negazione di ogni Libertà sostanziale, all’inutilità assoluta di ogni Libertà, anzi all’impossibilità addirittura di volere essere liberi: né noi possiamo voler essere liberi, né alcuno può concederci di esserlo.

Ciò che vogliamo è ciò che la legge fisica ci costringe a volere.

L’idea di cervello secondo le moderne teorie mediche è la tomba della civiltà occidentale, basatasi fin dalle origini sul valore assoluto della Persona e della sua Libertà.

(indietro)                                                                                                                                 (segue)