de universis: Arte e Religione

Cosa è l’Arte?

L’Arte è il modo di trasmissione a-razionale dei sentimenti e delle sensazioni da parte dell’artista ai fruitori della sua opera. Attraverso il discorso razionale, noi trasmettiamo bene i ragionamenti, le informazioni, gli algoritmi, ma non riusciamo a trasmettere sentimenti o sensazioni, che, anche se descritte, vengono colte dall’ascoltatore con la ragione, e quindi in modo diverso da come le sente il protagonista. L’arte, in tutte le sue forme, serve invece a trasmettere in modo diretto proprio quelle parti non razionali dell’animo umano, difficilmente trasferibili da persona a persona.

Il sentimento principale trasmesso dall’opera d’arte è quello del Bello, ma questo non è l’unico, e forse neppure il principale. L’arte che trasmette solo il Bello è talora leziosa, manierista, povera di contenuti. Il Bello è, invece, nell’Arte più eccelsa, un ulteriore mezzo di trasmissione del messaggio sentimentale che viene trasferito al pubblico, che si somma al mezzo tecnico, colore, forma, suono, linguaggio.

I sentimenti trasmessi possono essere i più svariati: l’amore, la paura, il coraggio, l’eroismo; le sensazioni possono andare dal senso di pace di una natura incontaminata, allo sgomento di fronte alla natura infuriata, alla meraviglia per visioni nuove e incantate.

Ma il senso che più di ogni altro muove l’artista e che gli fa raggiungere le vette più alte dell’arte è indubbiamente quello del Sacro, della Maestà del Mistero religioso, dell’emozione del contatto con Dio o con figure carismatiche rivestite di santità.

Infatti, in ogni civiltà, la vetta delle realizzazioni artistiche viene toccata dall’arte sacra.

Come questo risulta vero per le arti antiche, per gli Egiziani, per i Maia o gli Incas, per i Greci, così è ancor più vero per la cultura occidentale, e questo per ogni forma di arte.

Anzi, la decadenza di ogni forma artistica inizia con l’allontanarsi di quella sezione dell’arte dall’ispirazione religiosa, e la decadenza attuale di ogni forma d’arte corrisponde alla eclisse del senso del Sacro e del Mistero che colpisce il nostro mondo.

 

L’Arte religiosa ha toccato vertici mai più raggiunti

L’architettura passa dalla Basilica romana, folgorante di mosaici dorati, alla severità del romanico, inselvaggito dalle decorazioni barbariche, al trionfo del gotico alla festa del barocco, e va poi spegnendosi nelle banalità e nelle tronfiaggini dell’architettura civile del 700-800, per terminare nelle oscenità e nel grigiore delle costruzioni contemporanee, appena riscattato dalla grandiosità delle realizzazioni rese possibili dal cemento armato e dal cristallo, utilizzati dalle tecniche costruttive moderne.

La pittura passa un momento magico nel 1200-1300, con madonne e santi di strabiliante bellezza ed ingenuità; raggiunge un apice irripetibile nel tardo ‘400, nella magnificenza dei colori su un contenuto trasfigurato; si consolida per tutto il ‘500, mentre la figura si avvicina sempre più all’originale e diviene copia del contenuto dei sensi, anziché loro trasfigurazione: poi è una lenta e inesorabile discesa, man mano che i pittori abbandonano santi, cristi e madonne e si dedicano ai soggetti della realtà laica e comune.

La musica tocca indubbiamente i suoi vertici con Bach, Mozart, Hendel, nella musica sacra cantata. Si mantiene ancora per un secolo, grazie a Behetoven, che crea sinfonie grandiose e severe, come fossero dedicate a soggetti sacri, ma va poi rapidamente decadendo nella piacevolezza della melodia, prima nell’opera, poi nell’operetta ed ora nella canzonetta.

La letteratura vede la sua realizzazione più alta nella Divina Commedia, preceduta dalla poesia sacra dei canti religiosi: Magnificat, Veni Creator, Veni Sancte Spiritus ed infiniti altri, che oggi non apprezziamo più in quanto in latino, lingua ormai sconosciuta, od orrendamente travisati nelle traduzioni curatesche imperversanti nelle chiese parrocchiali. Effettivamente questo è però l’unico genere artistico che si mantiene a livelli elevati anche fuori dal sacro, ma è anche quello che ha un contenuto più dialogico, e quindi meno sentimentale e più razionale.

Ma, in generale, quando l’artista spera di avere, tra i contemplatori dell’opera sua, Dio stesso, nulla può frenare la sua ispirazione ed il suo entusiasmo per quanto sta creando. Mi è accaduto più volte di contemplare, all’interno di una chiesa d’altri tempi, con l’uso di un cannocchiale, piccole opere d’arte poste in luoghi assolutamente irraggiungibili e quasi invisibili a chi si trova a terra: pitture, statue, fregi posti altissimi sopra le teste dei fedeli ed a loro, per questo, quasi sconosciuti. Eppure sono perfetti e complessi nella loro realizzazione, come le opere più immediatamente percepibili: sono fatte non per la contemplazione dell’uomo, ma direttamente per quella divina: l’artista ha lavorato solo per Dio e per se stesso!

 

  Il rapporto dello Spirito con Dio è la fonte dell’Arte

L’Arte è la forma più diretta ed immediata del potere creativo dello Spirito umano. Si può addirittura ipotizzare che, attraverso l’artista, lo Spirito stesso si esprime e realizza; nell’Arte, lo Spirito individuale confluisce direttamente nello Spirito Assoluto e ne diviene uno strumento. L’artista, ispirato dallo Spirito, sente il contenuto dell’opera d’arte, lo tramuta in pensiero cosciente, che modifica il pensiero dello Spirito Assoluto, generando l’opera d’arte fisica. Attraverso questa, e quindi attraverso le modificazioni fisiche del mondo esterno, che sono permesse dalle modificazioni del pensiero divino, il contenuto dell’opera d’arte si ricrea all’interno degli spiriti degli altri uomini.

Pensiamo ad una sinfonia: il musicista sente la musica dentro di sé; la trasforma in segni sulla carta; i segni ricreano la musica nella mente degli esecutori; questi la trasformano in vibrazioni dell’aria, attraverso le quali la sinfonia rinasce dentro lo spirito dell’ascoltatore.

Il rapporto diretto con Dio, la possibilità di sentirsi un tutt’uno con la Sua potenza creatrice, è la fonte di ispirazione più alta e più efficace per l’artista.

E la possibilità di rendere omaggio all’infinito amore del supremo Artista spinge l’emulo terreno a dare il meglio di sé ed a superarsi di continuo nell’invenzione e nella tecnica.

 

L’arte sacra fu il simbolo della supremazia europea

Durante la costruzione di una cattedrale, quelle meravigliose creazioni gotiche turrite e pinnacolate, sorrette da contrafforti e archi rampanti, fiorite di figure mostruose ed immaginifiche, una intera città lavorava per secoli, concorrendo con l’opera di tutte le categorie, le arti e le professioni all’abbellimento di questa loro opera cui affidavano la gloria ed il buon nome loro e dei loro figli.

Non erano solo i lavoratori della malta e della pietra che concorrevano: statue, pitture, affreschi, vetrate, arazzi e paramenti dovevano riempire la casa di Dio. Ed ognuno aveva la sua piccola parte da completare.

Per tre volte gli abitanti di Beuvais costruirono e ricostruirono la loro cattedrale crollata, per due volte, nel 1225 e 1284, che essi volevano fosse la più alta del modo. E Beauvais è oggi una città di 50mila abitanti, e nel Medioevo doveva essere ben più piccola. Quale città italiana o francese, oggi, con lavoro e con fondi raccolti volontariamente, riuscirebbe a realizzare un’opera simile? Non riesce Barcellona a portare a termine un transetto della Sagrada Familia, l’incredibile cattedrale neogotica di Gaudì.

Ma erano tempi in cui ricchi e poveri, cavalieri, mercanti e mendicanti, abbandonavano case, mogli, figli, campi e castelli per partire alla liberazione del Santo Sepolcro; in cui monaci napoletani e valdostani venivano eletti vescovi, abati o professori nelle città inglesi e francesi, in nome di una fede comune; in cui l’Europa poneva le basi per assumere il primato nel mondo intero, primato che oggi fa ogni sforzo per gettare o perdere. (E di quei tempi prova vergogna e chiede scusa!)

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