de universis: Virgilio e Beatrice

Ragione e Teologia

Sulle figure di Virgilio e Beatrice all’interno della Divina Commedia si è scervellato ogni commentatore e critico letterario, trovando od ipotizzando i più svariati significati per questi due personaggi.

Le interpretazioni più comuni e convalidate sono che Virgilio rappresenti la Ragione, e Beatrice la Teologia. Dante viene dapprima guidato, nel suo cammino verso la salvezza, dalla Ragione, fino a che tratta delle cose del mondo (Inferno e Purgatorio), poi dalla Teologia quando si addentra nelle cose più spirituali ed infine dalla Fede o dall’Amore mistico (S.Bernardo), quando contatta direttamente Dio nell’Empireo.

Ho sempre visto queste due prime interpretazioni con un certo fastidio: in primo luogo perché saccenterie concettuali che voglion far dire all’Artista quello che egli non ha mai detto, paragonabili in questo a certe astruserie teologiche di chi crede di poter conoscere e predicare di Dio cose che lo Spirito Santo si è dimenticato di rivelarci; in secondo luogo, perché dimostrano in realtà una scarsa comprensione del pensiero dantesco, che viene interpretato alla luce di concettualizzazioni posteriori.

Se Dante voleva rappresentare la Ragione, perché non si è rivolto al maestro di color che sanno, Aristotele, ch’egli conosce benissimo e della cui filosofia è evidente seguace?

E per rappresentar la Teologia, non aveva stuoli di teologi e di filosofi a sua disposizione? S.Tommaso è per Dante il maestro supremo di ogni sapere teologico: chi meglio di lui poteva egli invocare a sua guida?

 

Come si presentano Virgilio e Beatrice

  • Virgilio

Vediamo quindi un poco come Dante ci presenta Virgilio, prima nelle parole di Virgilio stesso, poi nella risposta di Dante:

Poeta fui, e cantai di quel giusto…

Dante, Inferno, I, 73.

 

Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte

Che spargi di parlar sì largo fiume?…

O delli altri poeti onore e lume,

vagliami il lungo studio e il grande amore

che m’ha fatto cercar lo tuo volume.

Tu se’ lo mio maestro e’l mio autore;

tu se’ solo colui da cu’io tolsi

lo bello stilo che m’ha fatto onore.

.. aiutami da lei, famoso saggio..

Dante, Inferno, I, 79-89.

  

Dove è qui la Ragione? Virgilio è chiamato per quel che era, cioè Poeta.  Dante lo conosce per lo bello stilo.  Viene anche chiamato Saggio, ma la saggezza (fronesi o sinderesi), non corrisponde alla Ragione, ma ad una virtù che rende capaci di distinguere immediatamente il giusto dall’ingiusto.

 

  • Beatrice

Ecco come si presenta Beatrice a Virgilio:

Io son Beatrice, che ti faccio andare

Vengo da loco ove tornar disio

Amor mi mosse che mi fa parlare.

Dante, Inferno, II, 70-73.

 

Così Dante rivede Beatrice:

così dentro una nuvola di fiori

che dalle mani angeliche saliva

e ricadeva in giù dentro e di fuori,

  sovra candido vel, cinta d’uliva

  donna m’apparve sotto verde manto

  vestita del color di fiamma viva.

E lo spirito mio, che già cotanto

tempo era stato che alla sua presenza

non era, di stupor, tremando, affranto,

  senza degli occhi aver la conoscenza,

  per occulta virtù che da lei mosse

  d’antico amor sentì la gran potenza.

Dante, Purgatorio, XXX, 28-39.

Ed ancora:

Men che dramma

di sangue m’è rimaso che non tremi:

conosco  i segni dell’antica fiamma

Dante, Purgatorio, XXX, 46-48.

 

E qui dove è la Teologia? Solo un maniaco può vederla in questi versi: qui non si parla che di Amore, e tutta la costruzione della visione di Beatrice è un trionfo d’amore!

 

Poesia ed Amore

Virgilio e Beatrice sono esattamente quello che sono stati per Dante, dicono di essere e Dante ribadisce che siano: Poesia ed Amore.

E’ nella poesia che Dante trova il primo riscatto dai travagli e dalle follie del mondo, e la Commedia ne è la testimonianza vivente, e nell’amore santificante per Beatrice morta che egli trova la spinta alla salvezza propria ed alla speranza nella vita futura.

 

Si noti che è nel verso 73esimo del I e del II canto che Virgilio e Beatrice utilizzano esattamente la parola che più correttamente li definisce.

 

Il mondo di Dante

La necessità di individuare in Virgilio e Beatrice due concetti così seriosi e rispettabili, come Ragione e Teologia, dipende dal fatto che il mondo concettuale di Dante finisce con lui, e dopo di lui Poesia ed Amore acquistano carattere mondano, lezioso, normalmente peccaminoso: non parevano degni di accompagnare il poeta in un viaggio così sacro.

Ma per Dante, come per Tommaso ed Aristotele, il mondo è una costruzione tutta logica ed unita al suo Creatore: Poesia ed Amore vengono direttamente da Dio, e costituiscono, come per Platone, la scala di accesso al mondo divino. Anche l’Amore per la donna viene da Dio, Amore supremo che pervade tutto l’universo, e, se correttamente accettato, a Lui ci riporta. Petrarca comincerà a separare l’Amore da Dio, ed a farne un sentimento tutto mondano; Boccaccio compirà lo iato definitivo: sopra di lui il cielo si chiude, e l’uomo è lasciato solo con le sue miserie e le sue consolazioni. Ma per Dante no; per Dante i cieli sono aperti e la scala che porta al cielo è circonfusa dei fiori e dei cori degli angeli: Poesia ed Amore sono i mancorrenti della scala celeste.

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