Giro del monte Pezzeda (1798m) ed accesso al monte Frondine (1787m)

Venti giorni fa siamo saliti da Vaghezza sul monte Ario. Dal Pià del Bè abbiamo visto, a destra del monte Pezzeda, cioè a Sud, una bella cima rocciosa, che, rimanendo dalla parte Val Sabbia, a noi triumplini risulta pressoché sconosciuta: monte Frondine

Tra il Pezzeda (che noi, di solito, chiamiamo la Pezzeda) ed il Frondine si apre un goletto (goletto di Frondine – 1670m circa) che appare accessibile dalla piana del Campo di Nasso attraverso un bel sentiero che sale in traversone destrorso.

La cartina non mostra alcun sentiero per il Frondine, ma pensiamo che, trattandosi di poco più di 100m di salita, non sarà difficile trovare un passaggio. 

Il percorso più breve per il Campo di Nasso dovrebbe essere quello che da Vezzale di Irma (ristoro Marilisa) passa per malga Confine (vedi seconda traccia GPS, qui sotto); per ragioni di strada e di parcheggio preferiamo però partire da Vaghezza di Marmentino (1140m).

In questo caso, la via più breve sarebbe la salita dal passo delle Piazze (1222m) al Piano del Bene (1515m) e da qui direttamente al Campo di Nasso, aggirando l’Ario sulla destra. Ma, essendo saliti da lì due settimane fa, per cambiare scegliamo la via più lunga, passando per passo Croce – (Roccolo del Fetta) (1441m), poi dal crocicchio di Scalvine (1550m) ed infine al goletto di Nasso (1615m). 

Giunti al goletto, scendiamo direttamente verso campo di Nasso, fino ad incontrare il sentiero 3V che scende dall’Ario e prosegue in discesa verso sn, fino all’incrocio col sentiero per il goletto del Frondine (almeno così dice la carta). Invece quel sentiero è in parte scomparso, in parte desueto, e così sbagliamo strada e risaliamo per il 3V fino al passo Falcone (1700m). Qui proseguiamo per cresta Ovest fino in vetta alla Pezzeda (1798m), da dove scendiamo per la cresta Sud al goletto del Frondine

In realtà è stato un errore felice, perchè, mentre la cresta Ovest abbonda di esemplari di Orchis mascula, la cresta Sud è tutta cosparsa della rarissima Fritillaria tubaeformia, o lampada cinese, di cui vi presentiamo due immagini.

Mentre scendiamo per la bella cresta, già ci facciamo l’idea che il Frondine non è adatto a noi: la costa Nord è infatti completamente coperta da vegetazione, in particolare da mughi, che sembrano non offrire facile passaggio. In effetti, giunti al goletto, troviamo una tracciolina sull’estrema destra del prato, che evita i mughi, impenetrabili, rimanendo sulla destra della cresta che sale al Frondine. Si tratta di un’esile traccia, scomoda e mal battuta, anche se sempre visibile e mai pericolosa, perché offre sempre una sponda di mughi a valle, pronti a pararvi in caso di scivolo (vedi foto).

La seguiamo per più di mezza salita, ma, giunti a 50 metri dalla vetta, la lunga esperienza ci offre su un piatto d’argento tutta una serie di scuse per non proseguire oltre: il sentiero divien troppo erto, e le mie ginocchia non soffrono discese precipiti; l’ora del giorno si è fatta tarda, ed il caldo opprimente (l’ora del tempo e la bella stagione..); in settimana ho fatto il Covid, e sono ancora sotto medicinali, più altre che ora non ricordo.

In breve, giriamo  a 180 e torniamo a valle. Voi, che ci seguite, farete sicuramente di meglio.

Dal goletto riguadagnato scendiamo a vista a sn (poichè il sentiero che dovrebbe esserci è latitante) verso malga Cugni, che dista non più di 400m. La malga è circondata da un campo impressionante di bei farinelli; ma il caldo è ormai torrido (è il primo, e non siamo abituati). Per cui li lasciamo in loco e proseguiamo sul sentiero, ritrovato appena dietro la malga, verso malga Baret, da cui dovremmo poi risalire a sn verso il passo Pezzeda Mattina

A metà strada, però, ci avvediamo di una facile scorciatoia che porta direttamente sulla cresta Est della Pezzeda, da dove scendiamo, girando a dx, sul passo Pezzeda Mattina (1600m). Qui giriamo a sn e per bella strada, in leggera salita (che te possino…) giungiamo al rifugio Blachi 2e poi al riugio Larice-CavTonassi (1615m). Proseguendo diritti si tornerebbe al passo Falcone.

Noi, per cambiare, scendiamo sotto il Larice, fino alla malga subito sotto, dove prendiamo la strada che va sn, senza alcuna indicazione.

Le indicazioni sono 100m più avanti, dove c’è un bivio. Noi proseguiamo diritti, prima per strada poi per sentiero (che, purtroppo, trova modo anche di risalire per un tratto), fino al bivio di Scalvine. Da qui seguiamo la via dell’andata. 

Giunti al passo Croce e fermatici un attimo alla fontana, dove sgorga un’acqua miracolosa freschissima, abbiamo la gradita sorpresa di vedervi il vecchio Fetta, che era già vecchio quando io ero giovane (si fa per dire, ne avevo solo 60), munito di lunga barba bianca e bastoncini da fondo. Avrà 115 anni? Un tempo lo si vedeva correre a piedi o con ski-roll lungo le strada dell’alta ValTrompia, la lunga barba bianca a guisa di bandiera…

 
Distanza totale: 18680 m
Altitudine massima: 1777 m
Altitudine minima: 1130 m
Totale salita: 935 m
Totale discesa: -921 m
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Questa traccia (sottostante) racconta di un breve giro effettuato 15 giorni prima (ante Covid), un sabato che minacciava acqua, dal ristoro Marilisa di Vezzale fino al passo Croce, e ritorno in giro antiorario.

All’inizio si era provato a salire per una vecchia mulattiera che segue il torrente, senza indicazioni, ma ben visibile. Purtroppo, più avanti varie frane ci inducono a tornare e prendere il percorso segnato. A mezzogiorno pioveva, ma eravamo a tavola da Marilisa.

 

Distanza totale: 8655 m
Altitudine massima: 1478 m
Altitudine minima: 1179 m
Totale salita: 413 m
Totale discesa: -416 m
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