i monti del lago di Ledro

il lago di Ledro (655m) si apre a metà della omonima valle, tra Molina di Ledro ad Est e Pieve di Ledro ad Ovest. Nel lago entra, ad Ovest, il torrente Massangla, mentre ad Est esce il torrente Ponale, che scende al Garda tra Limone  e Riva.

A Sud-Ovest il lago è dominato da un imponente pinnacolo, il monte Corno (1730m), ultima propaggine di una cresta che scende da Sud dal Tremalzo, mentre a Nord-Est lo circonda una cresta di cime che va da cima Pari (1991m) fino a cima d’Oro (1802m), collegandosi ad Ovest alla dorsale Est della valle di Concei, e ad Est, attraverso la bocca Giumella (1410), a cima Valdes ed ai monti di Riva-Biacesa.

Le creste del monti a Nord del lago sono completamente ricoperte da fortificazioni e trincee dell’imperial regio (kaiserlisce und königlische) esercito Austro-Ungarico, costruite e difese dai Landschϋtzen e Standschϋtzen tirolesi e trentini, ed a loro contese dagli Alpini Italiani, che li fronteggiavano dalla linea Nodice-Carona- Nota.

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monte Corno di Ledro (1730m); disl 1100m; da Pieve di Ledro si aggira il lago portandosi sulla sponda meridionale, per una stradina carreggiabile. Giunti al lago, si incontra subito un bivio, e si prende la strada che sale a destra; si va fino dove si può, parcheggiando opportunamente. Si prosegue a piedi per la strada, fino ad incontrare il sentiero segnato, che abbandona la strada a sn e sale alla chiesetta di S.Martino (1228m), che reca sul frontale una intraducibile iscrizione latina, semi cancellata (per questo intraducibile). Il sentiero prosegue dopo la chiesa e si porta al Bochet di Spinera (1347m), dove si lascia sulla sinistra un lungo percorso pianeggiante per malga Giu’ (1269m), utile per chi intendesse cimentarsi sul sentiero ferrato Mora-Pellegrini, che va da cima Caset (1748m) fino al monte Corno, nostra attuale meta, percorrendo una cresta da Ovest ad Est. Noi, invece, prendiamo a destra ed iniziamo a salire per pendii erti che ci portano fin sotto le rocce a perpendicolo della cima. Qui il sentiero gira a sinistra ed aggira in piano il fianco meridionale del monte, fino ad entrare in una valletta che permette l’ascesa fino ad una bocchetta ad Ovest della cima, dove incontriamo sulla sinistra il sentiero Mora-Pellegrini. Dalla bocchetta si sale in breve alla vetta da Ovest. Bellissimo panorama sul lago, col bel tempo, che quel giorno era assente.

bocca Giumella (1410m); (disl.850m); (vi è un’altra bocca omonima sopra Tiarno): breve passeggiata, che ci porta ad una importante bocchetta che dà accesso a destra a cima Valdes ed ai monti di Biacesa, a sinistra a Cima d’Oro ed alle altre cime a Nord del lago, mentre è attraversata dal sentiero della Pace, percorso Garda Brenta, che, in questo tratto, va da Riva al rifugio Pernici a bocca di Trat (1581m), in val di Concei. Da Molina di Ledro si prende la strada che scende a Biacesa, ed al primo tornante si prosegue diritti per una stradella che va al santuarietto della Addolorata. Prima della chiesetta, sale a sn il sentiero per bocca Giumella, che raggiunge il costone dx orog. della val Giumella, che scende dalla bocchetta; il sentiero cala con un traversone verso sn sino al fondo della valle, per poi risalire alla bocchetta. Qui, prendendo a destra, per sentieri segnati, si sale a cima Valdes (1577m), passando per varie fortificazioni.

Cima d’Oro (1802m) con GPS. Bellissima passeggiata, non troppo impegnativa (950m disl), per il sentiero di guerra austriaco. La cima sorga a Nord-Est del lago di Ledro, tra bocca Giumella orientale (ve ne è un’altra più ad ovest) a Sud-Est e bocca Dromaé a Nord-Ovest, sulla catena che, salendo dal Garda per cima Capi, forma poi il versante orientale della valle dei Concei. Fu baluardo austriaco nella grande Guerra, e ne conserva numerose vestigia. Si sale da Mezzolago, risalendo in automobile la via Dromaè, che dal paese si addentra sul fondo valle. Si segue la strada senza paura fino ad un bivio (è il secondo che si trova, al primo si gira a destra), dove si viene fermati dal divieto a proseguire (850m). Si parcheggia sulla strada di sinistra, per malga Dromaé (20 metri sopra il bivio), ma si prende quella di destra (Cima d’Oro – sentiero botanico). Si segue la strada fino a chè il sentiero la lascia sulla sinistra (in realtà si limita a tagliare i tornanti). Dopo aver intersecato la strada per due volte, alla terza si evita il sentiero (che prosegue dall’altra parte, ma è solo una scorciatoia che evita un tratto particolarmente bello) si gira a sn e si segue la carrareccia (indicato sentiero Austroungarico) fino ad un punto panoramico con spiazzo e panchina (1400m circa). Qui la strada inizia a scendere verso i fienili Dromaé, ma subito dopo 20 metri si trova l’indicazione a destra per Cima d’Orosentiero Austroungarico. Il sentiero sale in mezzo a impressionanti fortificazioni, trincee, nidi di mitragliatrici, bertesche, spiazzi per artiglierie, catapulte e balestre e silos per missili nucleari. Non manca un breve passaggio in galleria (non occorre la pila), comunque evitabile sulla sinistra (ben indicato). Il sentiero è molto ben tenuto, e indicato con picchetti rossi (vi sono varie alternative, per cui occorre stare attenti ai segnali). Alla fine si sbuca su di un picco-osservatorio (1690m), con bella Croce e splendido panorama. Da qui si segue la cresta, verso sn, per un sentiero che affianca la lunga e continua trincea, fino all’anticima e poi alla cima vera e propria (1802). Proseguendo per la cresta si discende, con divertente sali-scendi, a bocca Dromaé (1680m), dove si trova il sentiero che, scendendo verso sn, porta prima a malga Dromaè (1520m) (dietro vi è una piccola fontana), poi ai fienili  Dromaè (1398m), cui si passa sotto, e infine, lasciando la strada (percorso botanico) per cui eravamo saliti, ma che avevamo abbandonato per salire alla vetta, ritorna a Mezzolago (bivio indicato), proprio dove si è lasciata la macchina.

Cime Parì e Sclapa (1991m-1860m), con GPS. Queste cime sono unite da una ardita e splendida cresta, tutta fortificata, percorribile senza problemi, anche se con attenzione (EE). Sorgono tra la bocca di Saval (Nord-Ovest) e quella di Dromaé (Sud-Est), come proseguimento della cresta di Cima d’Oro. Il percorso che abbiamo scelto parte da malga Trat (1510m) che si raggiunge da Lenzumo (valle di Concei) per bella e comoda strada quasi tutta asfaltata. Non si raggiunge in auto la malga, perchè si vien fermati prima dell’ultimo tornante, a 1430m circa. Si sale alla malga e da qui, seguendo le indicazioni, a bocca di Trat (1580m) e poi al rif.Pernici (1600m). Dal rifugio si raggiunge la bocca di Saval in poco meno di un’ora, per il sentiero 413 (Garda-Brenta), sicuro ma un poco esposto. Giunti sotto lo bocca, si gira a destra per salirvi (poche decine di metri), ma subito si vedano sulla sinistra i paletti rossi che indicano la salita al Parì e vi accompagnano per tutta la cresta (sono gli stessi che indicano il percorso di Cima d’Oro). Si sale dapprima in un valloncello sulla sinistra, poi si gira a destra, attraversando in orizzontale tutta la pala del monte e raggiungendo la cresta sulla destra, dove si sale alla Croce con tutta facilità. Dalla vetta parte la cresta che conduce alla sottostante cima Sclapa. A prima vista sembra terrificante, ma in realtà il sentiero ben scavato e segnato, a tratti a fianco, a tratti dentro la trincea che percorre tutta la cresta, vi porta con sicurezza fino a destinazione. Un solo punto (cresta rocciosa appena prima di cima Sclapa) sembra incutere preoccupazione, ma anche qui il sentiero, che vi sale da destra, non presenta altre difficoltà che quelle dell’immaginazione. Scesi a bocca di Dromaé, si ritorna a Saval per il 413 (un attraversamento di canale indegnamente lasciato esposto, per un sentiero indicato di alta percorrenza). Al punto più alto del tragitto (1800m), proprio tra cima Parì e cima Sclapa, vi è un’altra via di salita al Parì, alternativa a quella da noi percorsa. Giunti alla bocca di Saval, dove ammirerete le incredibilmente ben fatte casematte austriache, dritte come fatte con riga e compasso, invece di tornare al Pernici, si può prendere il sentiero per il Bochet del Caret (1800m) (ben indicato alla bocca di Saval), che riporta direttamente a malga Trat, per bello e comodo tragitto.

Un altro percorso, solo un poco più impegnativo, potrebbe partire dal parcheggio sopra Mezzolago, come per andare a Cima d’Oro; tornare un breve tratto all’indietro per prendere la strada forestale che porta sopra Pieve di Ledro e da qui salire a bocca di Saval. Il ritorno dalla bocca di Dromaè fino a Mezzolago, al parcheggino.

cima Caset (1769) – Traccia GPS :  Breve giro di esplorazione partendo dal rif.Garibaldi, sulla strada del Tremalzo. In realtà ci si può avvicinare di più con l’automobile, fin sopra la bocchetta di Caset, per poi effettuare il giro bocca Caset-monte Corno-malga Giù- boccaCaset, attraverso il sentiero attrezzato Mora-Pellegrini. Quel giorno era già tardi, ed ero in cerca di fiori.

cima Avez (1895m) – Traccia GPS: Breve passeggiata, fino ad una bella cima fortificata, raggiunta da comoda strada militare. Dal passo del Tremalzo si prende il sentiero 444 per cima Fratone e bocca di Lorina. Il sentiero è in realtà una strada asfaltata per qualche centinaio di metri, poi una strada carreggiabile, di origine militare, che porta fino a malga Pra’ di Lavino. Dopo un tratto di salita, vi è un lungo pezzo di piano, che si affaccia sulla valle di S.Michele di Tremosine. Quando inizia la discesa, che gira verso sinistra, si prosegue a destra per la strada che sale con bei tornanti fino alla vetta.

cima Palone (1641m) – Traccia GPS: bella passeggiata, con giro ad anello. Cima Palone è l’ultima cima del fianco destro della val d’Ampola prima del Cadria, e fu conquistata dalle truppe italiane con la battaglia di Bocca Giumella,  a fine ottobre del 1915, completando la conquista della catena che sale da StoroRocca Fredda – Stigolo – Palone. Poi la mole corazzata del Cadria impedì ai nostri di avanzare oltre. Cima S.Giorgio (1445m) è una anticima a Sud del Palone, dove è posta una bella Croce lignea, ben visibile da Tiarno, mentre il Palone resta nascosto. Bocca Giumella (1452m), da non confondersi con l’omonima tra cima Valdes e cima d’Oro, è un valico che divide cima Palone dalle propaggini del Cadria.

Da Tiarno di Sotto si prende la strada che sale a Bocca Giumella, passando presso il santuarietto di S.Giorgio. Noi abbiamo parcheggiato qui, anche se saremmo potuti salire ancora per 700m (100m di dislivello), fino al bivio dove si chiude l’anello del percorso. Dal santuario si prosegue per l’appunto di circa 700m fino ad un bivio a T. Si prende a sn seguendo la strada ancora per 250m, fino a trovare l’indicazione a dx per cima S.Giorgio e monte Palot (?). Si gira a dx e subito ancora a dx, prendendo la splendida mulattiera militare scavata dagli alpini fino in vetta al Palone. Si sale per il percorso piuttosto erto, fino a 1400m, dove una breve deviazione a dx permette di salire a cima S.Giorgio per appoggiarsi alla Croce e farsi una foto ricordo (all’incrocio notare le numerose geoditi incastonate nella roccia). La mulattiera ‘prosegue poi pianeggiante per un centinaio di metri, ma poi la si abbandona sulla destra (sentiero 459), per salire bruscamente a raggiungere un’altra bella mulattiera che costeggia la cresta traforata da numerose gallerie. Qui si inizia a trovare piante riverse sul terreno, che alla fine ci costringeranno a sbagliare strada, come vedremo. Si passa accanto alla Selletta del Monte Palot (1446m), e ad altre meno nomate. Alla fine si giunge alla Grotta del Tor (1510m), una galleria di circa 15 metri che trafora la costa Sud del Palone da un lato all’altro. Qui si trova un bivio, poichè due sentieri pianeggianti (459a a dx e 459 a sn) portano alla Malga di Cap aggirando da una parte e dall’altra la vetta del Palone. Noi abbiamo preso a sn, per il percorso più lungo, ma che ci avrebbe portato a visitare il cimitero militare del monte Palone. Purtroppo da qui in poi le piante (pini) cadute sul sentiero si fanno più frequenti (una ogni 20m circa), e, in taluni casi, veramente problematiche, dovendoci stendere bocconi per strisciare tra i rami dispettosi e maligni, che vi avvinghiano lo zaino, oltre a graffiarvi dovunque vi trovino scoperti. Comunque, superiamo pazientemente gli ostacoli, per 800m, fino a giungere al bivio verso sn, dove scende la mulattiera verso il passo di Giovo e Tiarno di Sopra (anche questo è un bel giro, ma noi proseguiamo diritti). Ora il cimitero militare è vicino, ma qui sembra caduta la bomba atomica. Almeno 20 pini giacciono l’uno sull’altro, impedendo ogni prosieguo. Siamo costretti ad abbandonare la bella mulattiera, per salire verso dx le pendici del Palone. Fortunatamente troviamo un’altra mulattiera militare, che sale tra varie fortificazioni e trincee, fino a portarsi sulla cresta Ovest del Palone, cento metri sopra Malga di Cop, che vediamo sotto, nella neve.

Siamo a 70 m dalla vetta, e la mulattiera prosegue, costeggiando la cresta da Sud, fino a una ventina di metri dalla cima, dove si perde tra erba e neve. Salendo per tracce e ad occhio, giungiamo alla prima vetta, ma ci sembra di vederne una più alta a un centinaio di metri (le due vette sono coperte da piante di alto fusto, e si vede poco intorno). Proseguiamo su un pianoro innevato fino a quella che ci sembra la vera cima, tutta percorsa da trincee e buche di cannonate. Manca ogni indicazione, ed anche una Croce, che forse c’era (troviamo un rozzo basamento: qualcuno l’ha tolta- …a sputar van sulle Croci – san che i morti non han denti..). Qui, dove sono morti i nostri soldati, manca ogni traccia di ricordo. Qualcuno fa veramente schifo.

Ridiscendiamo fino a Malga di Cop, dove sostiamo per un panino. Poi, per la bella strada si scende a Bocca Giumella, subito sotto, e da qui si torna alla partenza, con paziente discesa su asfalto.

malga Vies,   malga Cadria,   con GPS