Il terzo nome: AMORE

Deus caritas est

 

Deus caritas est”, “Dio è Amore”.                                                         Prima lettera di Giovanni, 4,8.

 

Questa definizione di Dio è assolutamente cristiana. Amore è la terza Persona della Trinità, lo Spirito Santo.

 

Non è solo nel nuovo Testamento che ci viene rivelata questa natura divina:

(Giona pregava Dio che punisse la città di Ninive, che non voleva pentirsi. Accadde che Giona si dispiacque per la morte di una pianta di ricino):

  1. E il Signore chiese a Giona: “Sei davvero risentito per questo ricino?” Egli rispose: “Ma sì: ne sono risentito fino a morirne!”
  2. Gli disse allora il Signore: “Tu ti dai pena per un ricino che non ti è costato fatica alcuna e che non hai coltivato, e che in una notte è nato ed in una notte è perito,
  3. ed Io non dovrei darmi pena per Ninive, la grande città, nella quale ci sono più di centoventimila persone, che non sanno discernere tra la mano destra e la mano sinistra, ed innumerevole bestiame?”

 

Sorprendentemente il terribile Dio dell’Antico Testamento rivela di darsi pena per dover punire non solo persone, ma anche bestiame, che Egli ha fatto con le proprie mani!

 

La natura di Dio come Amore è sviluppata pienamente nella dottrina Trinitaria, là dove si identifica la Terza Persona nell’Amore che intercorre tra Padre e Figlio:

 

Ma se il Sommo Spirito si ama, senza dubbio il Padre si ama, il Figlio si ama e uno ama l’altro….

Questo Amore, pertanto, è Sommo Spirito. Inoltre, se non ci fosse mai nessuna creatura, se cioè non ci fosse nient’altro mai che il Sommo Spirito Padre e Figlio, nondimeno il Padre e il Figlio amerebbero se stessi e si amerebbero a vicenda. Ne consegue, dunque, che questo Amore non è altro da ciò che sono il Padre e il Figlio, cioè la Somma Essenza.

Anselmo, Monologion, LI -LIII.

Vediamo quindi che anche questa terza definizione concorda e addirittura coincide con le prime due: l’Essere autocosciente necessariamente si ama.

 

Fecemi la divina Potestate,

la somma Sapїenza e il primo Amore

canta Dante, e rivela le prime tre ipostasi divine: L’Essere, la Potenza di Dio, il Padre; il contemplarsi dell’Essere nell’Autocoscienza, il Figlio; l’Amore che da questo contemplarsi scaturisce, lo Spirito Santo.

 

L’interpretazione banale di questa definizione ci fa dire che Dio ama Se stesso e la Sua creatura, ed è così che normalmente la interpretiamo.

Ma un attimo di approfondimento ci fa capire che se Dio è Amore, l’Amore è Dio: il sentimento dell’Amore è Dio stesso!

 

Quando noi proviamo Amore, sentiamo Dio stesso in noi.

Amore è la terza manifestazione sostanziale di Dio che ci investe direttamente!

 

Nella interpretazione dottrinale ed anche nella stessa nostra esperienza psicologica, il concetto di Amore è legato indissolubilmente a quello di Volontà e di Libertà: si vuole ciò che si ama e lo si vuole liberamente.

Lo Spirito Santo è Amore, Volontà e Libertà divina.

 

Insieme all’Amore, quindi, Dio si manifesta in noi con altri due facta (come direbbe Hegel) della nostra esperienza mentale, che costituiscono noi stessi: la Volontà e la Libertà.

 

Come nota profondamente Sant’Agostino nel De Trinitate, nel nostro Io appare l’immagine della Trinità!

Ed ecco una certa immagine della Trinità: lo spirito, la sua conoscenza che è la sua prole ed il verbo generato da esso, e, in terzo luogo, l’amore; e queste tre realtà fanno una sola cosa ed una sola sostanza. Né è inferiore la prole allo spirito, fintantoché questo si conosce in maniera adeguata al suo essere; né è inferiore l’amore, fintantoché lo spirito si ama in misura adeguata alla conoscenza di sé ed al suo essere.

Aurelio Agostino, De Trinitate libri quindecim, IX, 34.

 

(indietro)                                                                                                                                             (segue)