Il sesto nome: BELLEZZA

 Ista pulchra mutabilia quis fecit, nisi incommutabilis pulcher?

 

L’idea che il concetto stesso di Bello, ovvero la Bellezza, fosse Dio stesso è venuta, per quanto ci è dato sapere, per la prima volta a Platone, che ce lo fa spiegare da Diotima nel celeberrimo brano del Simposio:

Chi sia stato educato fino a questo punto rispetto alle cose d’amore, contemplando una dopo l’altra e nel modo giusto le cose belle, costui, pervenendo ormai al termine delle cose d’amore, scorgerà immediatamente qualcosa di bello, per sua natura meraviglioso, proprio quello, o Socrate, a motivo del quale sono state sostenute tutte le fatiche: in primo luogo, qualcosa che sempre è, e che non nasce né perisce, non cresce né diminuisce, e inoltre non è da un lato bello e dall’altro brutto, né talora bello e talora no, né bello in relazione a una cosa e brutto in relazione a un’altra, né bello in una parte e brutto in un’altra parte, né bello per alcuni e brutto per altri. E neppure il bello si mostrerà a lui come un volto, o come delle mani, né come alcun’altra delle cose di cui il corpo partecipa; né si mostrerà come un discorso e come una scienza, né come qualcosa che è in qualcos’altro, ad esempio in un essere vivente, oppure in terra o in cielo, o in qualcos’altro, ma si manifesterà in se stesso, per se stesso, con se stesso, come forma unica che sempre è.

Platone, Simposio, 211 C.

 

Benedetto XVI, durante l’udienza del 18 novembre 2009, nella quale impartisce una mirabile lezione sulle Cattedrali gotiche e romaniche, cita Sant’Agostino, che dice:

Interroga pulchritudinem terrae, interroga pulchritudinem maris, interroga pulchritudinem dilatati et diffusi aeris, interroga pulchritudinem coeli, interroga ordinem siderum, interroga solem fulgore suo diem clarificantem, …: interroga ista, respondent tibi omnia: Ecce vide, pulchra sumus. Pulchritudo eorum, confessio eorum. Ista pulchra mutabilia quis fecit, nisi incommutabilis pulcher?

 

Interroga la bellezza della terra, interroga la bellezza del mare, interroga la bellezza dell’aria diffusa e soffusa. Interroga la bellezza del cielo, interroga l’ordine delle stelle, interroga il sole, che col suo splendore rischiara il giorno; interroga la luna, che col suo chiarore modera le tenebre della notte. Interroga le fiere che si muovono nell’acqua, che camminano sulla terra, che volano nell’aria: anime che si nascondono, corpi che si mostrano; visibile che si fa guidare, invisibile che guida. Interrogali! Tutti ti risponderanno: Guardaci: siamo belli! La loro bellezza li fa conoscere. Questa bellezza mutevole chi l’ha creata, se non la Bellezza Immutabile?”

Aurelio Agostino, Sermo CCXLI, 2: PL 38, 1134.

 

A noi può risultar difficile comprendere come un sentimento, come l’Amore, oppure una sensazione interiore, come il Bello, possano essere di per se stesse Dio in persona. Ma dovremmo considerare che Dio è un Essere assolutamente spirituale, e spirituale deve perciò essere la sua Natura.

D’altra parte l’idea della Bellezza è assolutamente antecedente qualsiasi cosa bella da noi conosciuta, e non può essersi originate in noi da una esperienza né esterna né interna. Noi non riconosciamo una cosa bella dal confronto con un’altra cosa già conosciuta come bella, ma giudichiamo bella una cosa di per sé stessa, in base ad un preciso senso presente in noi, ed a noi inspiegabile.

A questa considerazione non aggiunge o toglie nulla l’obiezione che ciò che è bello per alcuni non lo sia per altri. Anzi, questo ci dimostra che il Bello non è legato all’oggetto cui lo attribuiamo, ma ad una attività spirituale interna alla nostra mente, che si presenta uguale ad ogni uomo: possiamo essere in disaccordo su cosa sia bello o cosa no, ma è chiaro a tutti noi cosa intendiamo quando diciamo che una cosa è bella, anche se non sappiamo in alcun modo spiegarlo.

La definizione popolare di “bello” come “è bello quel che piace” è anche la più corretta dal punto di vista teorico. Inutilmente ci si sforza di legare la bellezza a canoni o criteri dimensionali o metodologici oggettivi: in verità questi vengono identificati partendo dal bello riconosciuto come esistente mentre non è, viceversa, il bello ricavato dal rispetto di tali canoni.

E’ “bello” tutto ciò che è oggetto di contemplazione estetica da parte di un soggetto autocosciente, ed è massimamente bello ciò che è oggetto della contemplazione estetica di Dio, la qual cosa è Dio stesso, che si compiace di Sé. Il senso del bello è questo Sentimento divino, o meglio questo Atto di Dio, che è Dio stesso.

Ogniqualvolta, quindi, siamo pervasi dal senso della Bellezza, è Dio che si manifesta in noi.

 

Pertanto il Bello, cioè l’Idea, o meglio, la sensazione stessa della Bellezza è la sesta manifestazione sostanziale di Dio in noi.

 

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