intorno al passo Rolle

Il passo Roolle (1984m) collega Predazzo in val di Fiemme a S.Martino di Castrozza, in val Cismon, Separa monti silicei a Sud (Cavallazza, Colbricon) da monti calcarei a Nord (Castellaz e Pale di S.Martino, con Rosetta e Fradusta).

1) giro della Cavallazza (2324m). Passo Rolle (TN). Breve passeggiata, in ambiente grandioso. Salendo al passo Rolle da Predazzo, circa 400m prima del passo, a 1930m, si stacca sulla destra una mulattiera che scende ad una partenza degli impianti sciistici. All’imbocco, indicazione per il rifugio ed i laghetti di Colbricon. Si parcheggia di fronte e si scende un tratto fino agli impianti. Qui si gira a destra e si segue la mulattiera, in leggera salita, per una mezz’oretta, finio a quota 1950m. Poi si scende leggermente fino a raggiungere il rifugio Colbricon (1910m), presso uno dei due laghetti (il primo è un poco più indietro). Di fronte si erge la mole del monte Colbricon (2602m) Pochi metri più avanti si trova l’indicazione, sulla sinistra, per la salita a cima Cavallazza. Il sentiero è largo e sicuro, con il bel panorama sui due laghi sottostanti, anche se, all’inizio, un poco ripido. In un solo tratto si avvicina, per pochi metri, allo strapiombo sulla destra. Poi sale sicuro in vetta, dove troviamo alcune trincee. Dalla cima gran vista su Cimon de la Pala e Pale di S.Martino. Si scende sul crinale opposto, solcato da trincee, prima su pendio aperto, poi per un sentiero che zigzaga per superare il salto che porta alla Forcella Cavallazza (2226m) che divide la Cavallazza dalla Tognazza. Qui si può prendere il sentiero che sale verso la Cavallazza Piccola (2310m) e poi allaTognazza (2200m), con brevi passaggi esposti, aiutatati da catene, o proseguire sulla sinistra, costeggiando dall’alto il laghetto della Cavallazza, giungendo così, dopo un’altra mezzora, al passo Rolle, a cui si scende seguendo la pista di sci. Rientro al parcheggio seguendo a strada, tagliando i due tornanti. 

2) (Quasi) monte Colbricon, con  GPS (2602m) Sorge a Sud-Ovest dei laghetti di Colbricon, separato da questi dal passo di Colbricon (1908m). Fu teatro di sanguinosi combattimenti nella prima grande Guerra. Si segue il percorso precedente fino al lago e rifugio Colbricon. Qui si prosegue, aggirando il lago fino alla sponda opposta, dove il sentiero sale una ventina di metri, passa accanto a dei ruderi misteriosi e poi, girando leggermente a sn, scende al passo Colbricon, dove troviamo una bella Croce in memoria de soldati Tirolesi che su questi monti hanno combattuto e lasciato vita e giovinezza. A sn si va verso malga Ces. Noi, invece, iniziamo a salire per il sent.349, verso la forcella di Ceremana (il Colbricon non è indicato). Il sentiero, all’inizio, è piuttosto erto e dirupato, ma poi, aggirato da destra il monte ed entrato in un largo vallone tra i due Colbricon (Grande e Piccolo), si fa più dolce. Al fine, verso i 2300m, punta decisamente a destra, verso la Forcella Colobricon (2420m), ai piedi del Colbricon Piccolo, dove si può trovare un piccolo specchio d’acqua (ma noi lo abbiamo trovato completamente secco). Prima di giungere alla forcella si trova l’indicazione per la cima Colbricon, girando a sn e salendo per il pendio di lastroni. Anche dalla forcella, comunque, si raggiunge la via di salita, percorrendo il falsopiano che divide i due monti. Comunque, si lascia sulla dx il sentiero per la forcella di Ceremana, e si punta ad un goletto tra la cima del monte ed una concima sulla sua destra. Il sentiero è ben tracciato e segnato, anche se si fa più erto. Qui troviamo il fiore che cercavamo, la Sax depressa. Giunti sotto le rocce, inizia un percorso più impegnativo, anche se non difficile. Si gira decisamente a sn, per un sentierino quasi orizzontale che supera un salto sottostante, con piccola esposizione. Poi si sale per sfasciumi fin sotto un altro cordone di rocce, che si affronta verso sn, in diagonale (con qualche passaggio di 1°). Qui, noi, causa pioggia e fretta, abbiamo sbagliato strada, salendo a dx per una bella ed invitante cengia, con evidente traccia, che finiva ad una spalletta a coltello con baratro sottostante. Tornando con varie pive nel sacco, incontriamo gli ometti che indicavano il giusto cammino, ma, crescendo la pioggia, che ci accompagnerà per tutto il ritorno, per forse eccessiva prudenza, rinunciamo alla vicina meta, solo 50m più sopra. Agli emuli lasciamo il piacere che a noi è mancato.

 3) cima Rosetta (2742m) e cima La Fradusta  (2934m), con GPS. Due belle cime sull’altipiano delle Pale di S.Martino, raggiungibili nella stessa giornata, la prima elementarmente, la seconda con fatica ma senza particolari difficoltà. Purtroppo non sono salito alla vetta della Fradusta, fermandomi a 2800m, perché la funivia locale, su cui contavo per il ritorno, fa orari sindacali, e termina prima delle 17. Così, avendo fatto male i miei conti, per fotografare i fiori stupendi che si trovano ad ogni piè sospinto (letterale) per non perdere l’ultima corsa, a pochi metri dalla vetta sono dovuto tornare indietro. Comunque voi prendete la prima corsa, o prenotate al rifugio Pedrotti, oppure fatevi i 1000 metri di discesa a piedi, che siete giovani e non vi dolgono le ginocchia come a me. Da S.Martino di Castrozza si sale in funivia (due differenti tratte) fino a 2650m, proprio sotto la vetta della Rosetta, che vi attende a braccia aperte, girando subito verso dx.

Poi si discende al ben visibile rif.Pedrotti alla Rosetta (2585m), dove inizia il lungo calvario per La Fradusta. Si tratta infatti di un bel percorso a saliscendi, con salite e discese tra 50 e 100m, tutto su pietra e sassi, con un breve tratto appena appena esposto su pietra inclinata (non si scivola), sotto il passo Pradidal Basso (2658m). Da qui si prosegue per il passo della Fradusta (2653m), da dove si entra (scendendo) nella grande conca del lago glaciale a Nord della vetta. Si prosegue verso Est, salendo alla Forc.Alta del Ghiacciaio (indicata dai cartelli), dove si gira a destra, sulla bella e comoda cresta Nord-Est che adduce alla vetta. Il percorso è tutto ben segnato, con vernice ed ometti e cartelli. Occorre però attenzione, perché in ambiente molto uniforme, con svariate possibilità di errori. Il dislivello complessivo, tra salita e discesa, è di circa 1000m ( e non i 300 che vi aspettereste da cartina).

4) cima Castellaz al Cristo pensante , con  GPS (2332m). Da passo Rolle, appena al di là del passo verso S.Martino, sulla sinistra parte una sterrata, chiusa al traffico, ma con comodo bus navetta. Salite al rif .Cervino (2084m), preferibile alla capanna Segantini (2184m), dove vi costringono ad un  giro più lungo.

Dal Cervino proseguite lungo la sterrata per 200m fino al primo incrocio con cartello, e prendete a sn. Al prossimo incrocio (fotografia Gallo Cedrone), ancora a sn, anche se non indicato. Si prende così l’evidente sentiero che sale alla vetta da sn (Ovest). Arrivati al Cristo, momento di meditazione, poi salite anche alla vera vetta, pochi metri più sopra, sulla sn. Scendete dalla parte opposta della salita (basta seguire la strada), fino ad aggirare il monte. Qui non andate verso la Segantini (occorre salire a sn), ma seguite l’indicazione a dx per tornare al rif.Cervino, dove si mangia benissimo e sono gentilissime.

5) cima della Venegiota, con GPS (2402m). Gita piuttosto breve, in ambiente di incomparabile bellezza, alla ricerca di un fiore pressochè introvabile, la Primula tyrolensis. A nord del passo Rolle si trova il passo Valles (2032m), con l’omonimo rifugio. Si sale al passo dalla strada del Rolle, ad un bivio verso sn poco dopo Paneveggio (1550m), oppure da Falcade, che può essere raggiunto da Moena attraverso il passo di S.Pellegrino. Il sentiero che porta alla Venegiota è in realtà il primo tratto di un percorso piuttosto lungo per il monte Mulaz (2906m), passando per il rif.Volpi al Mulaz (2557m). Solo per il rifugio occorrono preventivare 3,5-4 ore di cammino su percorso a saliscendi, in parte attrezzato. Comunque il tratto fino al passo della Venegiota (2300m) si percorre in circa 2 ore, ed offre la possibilità di salire facilmente anche ad altre cime, da cima Venegia o cima Valles (2306m), cima del Lago (2312m) e cima Caladora (2334m), con dislivelli sempre di circa 100m. Queste cime presentano dal basso pareti strapiombanti, mentre dal sentiero si raggiungono per facili erte erbose. Il sentiero parte da passo Valles (2032m), tenendosi dapprima a sn (Est) della catena che scende verso Sud-Est e finisce contro le pareti strapiombanti del Mulaz. Raggiunta la forcella di Venegia (2218), con facili tornanti, passa sul versante Ovest, costeggiando le cime sovrastanti. Dalla forcella, tornando all’indietro, si sale con facilità a cima Venegia (cosa che noi non abbiamo fatto, tutti presi dalla ricerca dei fiori). Appena più avanti, giunti in vista di un bel laghetto, si sale a sn a cima del Lago, per prati (qui siamo effettivamente saliti), da dove ci si guarda attorno con grande soddisfazione. Poco dopo il laghetto, il sentiero scende bruscamente, affiancando una parete rocciosa. Poco prima della discesa, tenendo la cresta, si può salire a cima Caladora (da noi evitata). Dopo la discesa, si gira leggermente verso sn e ci si porta sopra il passo della Venegiota (2300m). Appena prima di scendere, si prende la costa sulla sn e si entra in una bella vallettina, dove si trova la traccia del sentiero di salita, che ritorna all’indietro rispetto al percorso fatto. Al termine della breve valletta, il sentiero guadagna la cresta sulla sn e segue quella, fino a trovare un traversone in diagonale verso sn, che porta comunque alla cresta sommitale, percorsa da una bella trincea che raggiunge la facile vetta. Al ritorno ci siamo portati sotto le pareti del Mulaz alla ricerca di altri fiori, specialmente sassifraghe, non ancora, purtroppo, fiorite.

6) monte Mulaz, con GPS (2906m). Questa cima, che cade a picco da tre lati, offre una salita piuttosto facile per la pala Sud, dal passo del Mulaz (1624m), dove sorge il rif.Volpi al Mulaz (1570m). Si parte per questa vetta da tre posti diversi: dal passo Rolle, salendo alla baita Segantini (2180m); dal passo Valles (2049m) o dalla malga Venegia (1750m). Malgrado le apparenze, quest’ultimo è il punto di partenza più conveniente. Infatti, dalla baita Segantini (già difficile da raggiungere, per il traffico limitato durante il giorno) occorre perdere quota fino a circa 1950m, e risalire questi 200 m al ritorno. Dal passo Valles, passando per il passo della Venegiota (vedi percorso per cima Venegiota), si aggira il Mulaz da Nord, con un percorso molto lungo, che perde anch’esso almeno 200m di quota. Dalla malga Venegia, invece, non si perde mai quota, ed il percorso è sicuramente il più corto. I percorsi dal Segantini e da malga Venegia si incontrano quasi subito all’inizio della salita per il canalone Ovest, convergendo con quello dal passo Valles al passo Mulaz, da dove un solo sentiero porta alla vetta.

Da Predazzo si prende la strada per passo Rolle, ma dopo Paneveggio si gira a sn per il passo Valles. Dopo pochi km si trova, sulla dx, l’accesso alla val Venegia, a pagamento (6 euro). Si prosegue per la strada fino al parcheggio di m.ga Venegia (1750m), da dove si prosegue a piedi sulla strada sterrata. Si raggiunge poi malga Venegiota (1824m), attrezzata ad agriturismo, e poi si trova la deviazione a sn per il passo della Venegiota ed il rif. Volpi. Dopo pochi metri si gira a dx, lasciando il percorso per la Venegiota, per il Volpi con il sentiero “Quinto Scalet”. Il sentiero è ben tenuto e segnalato, e vi porta con tranquillità prima ad un’ampia conca sotto il passo del Mulaz, e poi al passo (1624m). Tutt’intorno pareti strapiombanti, vuoi del Mulaz stesso, vuoi del gruppo delle Pale di S.Martino. Al passo è possibile scendere al rifugio, 50 m sotto dall’altra parte, ma, avendo un’avversione istintiva per le salite inutili, abbiamo soprasseduto, imboccando subito il sentiero di salita alla vetta. Qui le cose si fanno un pochino più difficili, perchè, pur essendoci sempre il sentiero, vi sono molte varianti, che possono indurre in errore. La difficoltà maggiore è quindi quella di non perdere mai di vista il solco più profondo. Per questo aiutano molto gli ometti, sia quelli di pietra, che, pur restando muti ed impassibili, vi indicano la retta via, sia quelli in carne ed ossa, che vanno su e giù per la salita, ed ai quali potete pur chiedere.

Comunque, il sentiero sale dapprima sulla sn, stando però sulla dx di un solco al di là del quale il terreno è vistosamente rosso. Si sale con bei tornanti fin sotto le rocce, quindi si gira a sn, si attraversa il solco e ci si porta sul terreno rosso, un poco più disagevole ed erto. Si sale sempre spostandosi leggermente a sn, fino ad entrare, nella parte finale, in un canale che offre possibilità di salire senza esposizione. Si raggiunge la spalla del monte, ma, appena prima di affacciarsi, si gira a dx, salendo ancora leggermente e prendendo un traversone orizzontale che porta dall’altra parte della pala Sud. Poi si aggira da dx l’anticima, salendo ancora su roccette e sfasciumi, fin sotto la cima vera e propria, che si raggiunge prima per una breve e larga cresta, poi salendo da dx, sempre per sentiero sicuro e non difficile. Bel panorama. Ci si dà il cambio per le foto ricordo alla Croce-campana, fino a quando dei giovinastri giunti lì per caso, probabilmente da qualche concerto di Vasco Rossi, si siedono ai piedi del monumento e portano via la scena a tutti. Si torna per lo stesso, sempre facendo attenzione al percorso indicato da cerchi rossi ed ometti.